Vertical Up – La mitica Streif all'incontrario

Creato Martedì, 25 Febbraio 2014 16:50
Scritto da Luca

Luca e UrbanDa alcuni anni ho la fortuna di trascorrere qualche giorno, sia in estate che in inverno, nel comprensorio di Kitzbuhel. Posti splendidi soprattutto perché goduti completamente immersi nella natura, preferibilmente isolati in una baita a 1500 metri di quota, lontani da tutto il resto del mondo.
L’amico Nicola, trentino di nascita ma ormai tirolese d’adozione visti i tanti anni di frequentazione di questi luoghi, in occasione di una breve vacanza a fine anno mi comunica che è già deciso: a febbraio correrò il Vertical Up!
Il programma è già definito, impossibile rifiutare. Al di là della competizione c’è infatti anche la possibilità di essere ospite di Nicola assieme a Urban Zemmer! Insomma...nonostante l’età mi emoziona l’idea di poter conoscere uno tra i più forti atleti al mondo della corsa in montagna...il più grande nella specialità “vertical”.
Conoscendomi Nicola non deve attendere una mia risposta, sa che non è necessario...come detto il programma è già definito.
L’ultimo dell’anno cogliamo quindi l’occasione per raggiungere con gli sci anche la famosa pista “Streif” per andare “a dare un’occhiata”. E’ infatti solo un’occhiata che si riesce a dare perché finché non si corre la discesa libera a fine gennaio tutti i muri della mitica Streif rimangono chiusi al pubblico degli sciatori. E’ però lo stesso perché ci penseremo a tempo debito.

Tornato a Trento non ci penso però molto, passano i giorni e anche le settimane. Ad inizio febbraio comincio a realizzare che non ho mai fatto un “vertical”, anzi non ho mai fatto una gara con un chilometraggio inferiore ai 43 km! Inizio a preoccuparmi atteso che evidentemente non sono forte e men che meno sono veloce.
Mi dico quindi che forse è il caso di fare qualche seduta specifica: salite corte e ripide (magari al ritmo più veloce possibile, compatibilmente con gambe, polmoni e fango)...decido quindi di dedicarmi alla salita che da casa porta in cima al Calisio! Un classico!
Una piccola influenza, una sosta di qualche giorno e poi via verso gli ultimi preparativi. Una volta in Paganella, due volte in Bondone, ed eccoci pronti per partire per l’Austria.
Luca e ChristianLa mattina di sabato, giorno della gara, ci alziamo con calma e con Nicola decidiamo di andare a vedere la parte iniziale del percorso; sta nevicando, la temperatura è alta e lo “Startschuss” si presenta con neve molto molle...ed è così fino all’inizio del primo muro dove però compare un po’ di ghiaccio che consente una migliore presa dei ramponcini. Il resto della pista si perde nella nebbia.
Torniamo quindi a casa visto che è il caso di mangiare un bel piatto di pasta in attesa che arrivi Urban Zemmer con la moglie Astrid ed una coppia di amici di Castelrotto.
L’incontro permette di sciogliere subito il mio imbarazzo che dura solo pochi attimi. Urban mi invita infatti ad andare a visionare il percorso con lui e Christian: deve vedere le condizioni della neve per decidere se partire o meno. A dicembre ha subito un grave infortunio alla spalla, a metà febbraio ha tolto i ferri e sabato mattina si è tolto i punti: se la neve fosse troppo morbida (il che richiederebbe un notevole sforzo sulle braccia) non se la sentirebbe di gareggiare, diversamente è pronto a partire nonostante l’infortunio lo abbia costretto ad una lunga immobilizzazione del braccio.
Urban, Luca e MarcoRitorniamo così a Kitzbuhel e dopo aver incrociato e salutato la punta di diamante trentina della specialità, Marco Facchinelli assieme a Serena, Massimo e Francesca Rossi (ottima terza al termine della prova), saliamo velocemente con la cabinovia per vedere il tratto finale della gara e la famosa “Mausefalle”.
Urban e Christian scendono con gli sci alla base del pendio. Io e Nicola scendiamo a piedi indossando i ramponcini della Nortec (io da subito metto quelli con le punte da 17 mm, Nicola quelli con le punte da 8 mm). Il tempo di abbassarci sino al punto terminale della “Mausefalle” che Urban e Christian sono già a metà della rampa. Urban è un po’ preoccupato per le condizioni del ghiaccio che presenta uno strato di neve in superficie che impedisce una completa presa dei chiodi; nel primo tratto di salita si è persino formato un pericolosissimo zoccolo tra i tasselli e i chiodi.
Christian tranquillamente si mette subito a scalinare il muro con le punte degli scarponi da scialpinismo per creare un minimo di base d’appoggio per le scarpette da corsa che di lì a poco si daranno battaglia in quel difficilissimo tratto di pista.
Visto da sopra il muro della “Mausefalle” mi fa decisamente impressione: una lastra di ghiaccio con pendenze sino all’85% (o se si preferisce tra i 40° e i 45°)! Ho il coraggio di scendere solo pochi metri per verificare la durezza del fondo (non ho il tempo di fare tutto il giro per arrivare alla base e scendere di lì con le scarpe da corsa, seppur munite di ramponcini, non mi sembra una grande idea).
Urban sulla MausefalleMentre Urban e Christian continuano la perlustrazione della Streif scendendo lungo la pista con gli sci, io risalgo velocemente l’ultimo pendio e ridiscendo in paese in cabinovia assieme a Nicola.
Sensazioni? Pensieri? Un’unica idea mi passa per la testa: “questa volta l’ho fatta fuori dal vaso!”
Se Urban non è contento delle condizioni del ghiaccio sull’ultimo tratto di pista, cosa ci faccio io qui? Cadere a metà della “Mausefalle”, o anche solo in uno dei muri poco sotto, non deve certo essere piacevole.
Se già avevo dei dubbi su come gestire una gara così veloce temendo di soccombere per una esplosione di acido lattico nei quadricipiti, ora ho anche il terrore di rimanere senza energie nelle gambe proprio su quella ripidissima lastra di ghiaccio nel pendio finale!
Fortunatamente poi non c’è più molto tempo di pensare; bisogna tornare a casa a cambiarsi e subito ritornare in zona partenza per ritirare il pettorale, riscaldarsi un po’, fare due foto e prepararci a questa nuova esperienza.
Ed eccomi finalmente con il mio pettorale n. 137 ben posizionato. Corro alcune volte nervosamente la prima parte dello “Startschuss”, ricontrollo i ramponcini, sistemo la frontale sul caschetto (è sì, dopo aver visto la Mausefalle ho deciso di vestire il mio caschetto da scialpinismo!) e sono pronto.
Luca pronto a partireIl solito conto alla rovescia che questa volta finisce con un “drei, zwei, eins” e via si parte.
I primi partono velocissimi, già vedo le loro luci scappare via. Io con tanti altri cerco di corricchiare faticosamente sprofondando nei quindici / venti centimetri di neve bagnatissima della prima parte di pista. Siamo però già sul primo muro (quello che avevo provato la mattina) e varie colonne di concorrenti si formano, tutti a seguire i passi di chi precede cercando di approfittare di una traccia che consenta di salire più agevolmente. E’ una baraonda, gente che tenta di superare, gente che si blocca per non scivolare, insomma siamo in tanti a cercare di superare questo primo ostacolo della serata, uno vicino all’altro. Neppure ci si accorge però di aver terminato il primo muro che inizia il famoso “Traverse” (chi è appassionato di sci si ricorderà sicuramente del traverso tutto in contropendenza che i discesisti affrontano prima dello schuss finale – qui è però tutto all’incontrario). Il traverso è proprio tale e la neve molle in superficie nasconde un insidioso terreno ghiacciato. Vedo un primo concorrente scivolare, me ne accorgo solo per via della concitazione di tutti gli atleti che si trovano poco sotto costretti a spostarsi per non essere travolti da questo masso umano errante. Poco dopo un altro concorrente scivola poco davanti a me e mi devo velocemente scansare per non essere urtato (potrei fare la fine di quello di prima e ritrovarmi cinquanta, sessanta metri più sotto!). Si prosegue però è si torna a salire ripidamente per affrontare il secondo muro.
I tratti della famosa Streif si susseguono. Quei nomi più volte sentiti nelle telecronache ritornano alla mente: “Hausbergkante”, “Seidlalm”, “Alte Schneide”, fino a giungere alla mitica “Steilhang” ed al muro che da lì sale in modo continuo per qualche centinaio di metri (la pendenza è tale per cui i metri di dislivello non differiscono poi molto dai metri lineari!).
A partire da metà gara (misurata in base al dislivello superato) mi rendo conto di non aver mai “tirato”; provo quindi a correre i due falsipiani che si incontrano cercando di aggredire di più i successivi tratti ripidi. Ho timore per il tratto finale ma le gambe sono ancora fresche e quindi si può osare qualcosa. Cerco di spingere ma purtroppo in molti punti ci si trova ancora incolonnati. Uscire dalle tracce è rischioso, lo strato di neve che ricopre il ghiaccio presente sulla pista induce a temere probabili scivolate difficilmente recuperabili. Mi manca un po’ di coraggio e rimango quindi in traccia cercando ogni tanto di seguire linee diverse per superare qualche concorrente che mi precede. Devo dire che dopo il primo muro ho superato una trentina di atleti mentre pochissimi mi hanno “passato”. Ormai sono al termine del penultimo muro, il percorso spiana per un centinaio di metri e si giunge finalmente ai piedi della “Mausefalle”. Vedo una colonna di atleti davanti a me. Li raggiungo ma non posso fare altro che accodarmi. La “scaletta” realizzata da Christian nel pomeriggio ora è sfruttata da tutti quelli che mi precedono. Mi sono forse preoccupato per niente, la salita è agevole, basta solo salire una scala, ripida ma una scala! Miseria mi sono fasciato la testa prima e più del dovuto! Non trovo però modo di accelerare almeno in questo ultimo tratto, sento che nelle gambe ci sarebbe ancora una buona dose di energia da profondere ma non c’è spazio per superare. Luca all'arrivoFinisce anche la “Mausefalle”, passo sotto l’ultimo gonfiabile e mancano pochi minuti all’arrivo, cerco una linea differente rispetto ad altri che mi precedono ma poi alla fine ci ricongiungiamo tutti più o meno nello stesso punto e siamo già lì che entriamo nella casetta posta a traguardo di questo Vertical Up, proprio là da dove solitamente partono gli arditi discesisti (che coraggio che hanno a farla a “manetta” in discesa!).
Entro anch’io nella casetta e passo il traguardo in un tempo di 53’18”.
Prima di partire avevo ipotizzato un tempo tra i 50’ e i 55’. Insomma “ci ho preso”, tenuto conto che le condizioni della pista non erano proprio eccezionali, lente all’inizio ed un po’ insidiose nella parte finale. A questo punto prevale però un po’ di rammarico per essere giunto al traguardo fresco. Per me la corsa poteva cominciare lì dove c’era la scritta “Ziel”. Peccato non poter continuare, perché a me piace correre, perdermi per sentieri, boschi, creste... La sensazione è di non essere nemmeno partito che già è tutto finito!
Termina così la mia prima esperienza “vertical”; contento di averla vissuta, dispiaciuto per non essere riuscito a dare tutto quello che potevo. Ovviamente non è questione di classifica, non me la sono mai posta e men che meno me la ponevo oggi (specie dopo aver visto da sopra la “Mausefalle”). E’ solo questione di sensazioni e questa volta manca quel sentire il proprio fisico portato al suo limite, con le gambe piene ed i polmoni alla ricerca affannosa di ossigeno mentre il cuore pulsa rumorosamente.
Giungo quindi con un leggero senso di delusione nell’area destinata al terzo tempo dove ritrovo Urban, Astrid, Marco, Francesca e Christian. Mi aggiornano sui risultati ottenuti (sono stati grandissimi!).
Ci rimane un po’ di amarezza anche per un probabile errore o disguido che ha fatto sì che Urban, giunto secondo sotto lo striscione “Ziel”, sia risultato inspiegabilmente terzo! Ancora una volta però Urban dimostra di essere una grande persona oltre che un grande atleta minimizzando l’accaduto (che però tutti i video della manifestazione possono confermare).
Purtroppo un guasto alla cabinovia ha impedito a Nicola, Simone, Silvano e alla moglie di Christian di accoglierci all’arrivo della gara; ci raggiungeranno oltre un ora dopo, così come i nostri ricambi (un sincero ringraziamento a Marco per avermi prestato il suo piumino nell’attesa dei miei vestiti asciutti).
A causa di questo disguido, dopo aver bevuto una super weizen ed assistito alle premiazioni di Francesca Rossi (ottima terza), Marco (al di là di quanto lui dice un ottimo ottavo posto a pochissimo dai primi tre) e Urban (terzo per la classifica ufficiale ma secondo, riteniamo, in base a quella reale, nonostante il recentissimo infortunio alla spalla), rientriamo a casa di Nicola dove ci possiamo finalmente riscaldare e dedicare alla sua sempre ottima cucina.
Ci godiamo anche le eccezionali torte di Astrid: tra una fetta di linzertorte ed una di strudel, intervallata dalla sacher della mia mamma, accumuliamo sicuramente più di quanto abbiamo consumato nella giornata (ma in fondo lo facciamo anche per questo)!
Il tempo scorre quindi veloce ed è piacevole restare attorno ad un tavolo tra chiacchiere e battute. E’ ormai tardi quando ci accingiamo ad andare a dormire.

Volevo aggiungere solo due considerazioni di carattere “tecnico”.
Grazie alla ditta Nortec ho avuto la possibilità di scegliere tra due modelli di ramponcini “da corsa”; uno con punte da 8 mm e l’altro con punte da 17 mm.
Alla vista della Mausefalle non ho avuto dubbi: 17 mm! La scelta è stata perfetta: mai ho avuto il timore o la sensazione di scivolare. Mi spiace solo non avere avuto il coraggio di affidarmi di più alla loro trazione. Sarà per una prossima volta.
In vista di questa competizione ho provato inoltre i bastoncini “curve” di Fulvio Chiocchetti. Avendo rotto i miei bastoncini Herbert mi ha messo a disposizione quelli datigli in prova da Fulvio. Ho dovuto fare alcune uscite per abituarmi a questi bastoni, dovendo rivedere molte abitudini ormai acquisite. Su un terreno omogeneo come quello di una ripida pista innevata sono risultati per me ottimi. Ovviamente parere da “atleta” posizionato nella seconda metà di classifica! Quello che è certo è che non hanno mai perso la presa sul terreno grazie anche ad un’ottima punta.

Volevo scrivere solo poche righe ed invece mi sono decisamente dilungato per raccontare la gara più corta della mia seppur breve (e scarsa) vita agonistica.
Ancora una volta la “corsa”, questa insana mia passione, mi ha infatti regalato una giornata intensa e ricca di emozioni, mi ha dato la possibilità di conoscere nuovi amici e mi ha offerto una nuova opportunità per guardare dentro me stesso. La gara, come sempre, è stata solo un pretesto e un’occasione.

 

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